Dott. Roberto Genovese - Psicologo e Psicoterapeuta | Iscritto all'Albo Nazionale Psicologi | Sez. A O.P.R.S. n° 5892 |

Dott. Roberto Genovese

Attacchi di panico: cosa sono e come affrontarli

2024-10-12 09:23

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Attacchi di panico: cosa sono e come affrontarli

In questo articolo intendo approfondire una delle forme psicopatologiche dell’ansia: gli attacchi di panico.

In un articolo precedente avevo evidenziato l'esperienza emotiva dell'ansia, privilegiando il suo ruolo fisiologico nella nostra esperienza quotidiana.


In alcuni casi però, l'ansia può manifestarsi in modo disfunzionale e condizionare in modo significativo la nostra vita. In questo articolo intendo approfondire una delle forme psicopatologiche dell’ansia: gli attacchi di panico.


L'intensità dei cambiamenti fisiologici che si innescano, il loro carattere di urgenza, l'intensità e l'imprevedibilità che li caratterizzano, costituiscono un'esperienza soggettiva drammatica.


L'ansia rappresenta la risposta emotiva ad una situazione di pericolo immaginata. Prevedere, anche solo in chiave ipotetica, ciò che potrebbe verificarsi in futuro è sufficiente per innescare l’ansia.  


La mente crea delle immagini negative di scenari futuri, prima ancora che quello stato diventi reale, con uno scopo preciso: evitare situazioni di pericolo.


La paura predispone l'organismo ad una reazione di attacco-fuga. In chiave evolutiva farci trovare pronti di fronte ad un pericolo aumenta le nostre possibilità di sopravvivenza.


Nel disturbo da attacchi di panico, si innesca una sorta di corto circuito di questo meccanismo evolutivo, per cui la risposta fisiologica del sistema di attacco-fuga si attiva in modo spontaneo e improvviso senza che si configuri una situazione di pericolo reale o immaginato.


É come un allarme che si attiva improvvisamente, apparentemente senza alcuna ragione; in questa situazione di agitazione cerchiamo di capire cosa sta succedendo, di attribuire un significato: "sto impazzendo", "sto per morire", "mi sta venendo un infarto"…pensieri che innescano ulteriore ansia in un “attacco” che può durare anche diversi minuti.


Nel DSM-5 (Manuale Statistico e Diagnostico dei Disturbi Mentali) sono riportate le caratteristiche sintomatologiche dell’attacco di panico. Per la diagnosi basta riconoscere almeno 4 o più tra i seguenti sintomi che insorgono improvvisamente e raggiungono il picco in pochi minuti creando un disagio significativo:



  • palpitazioni o tachicardia,
  • sudorazione,
  • tremori,
  • dispnea o sensazione di soffocamento,
  • sensazione di asfissia,
  • dolore o fastidio al petto,
  • nausea o dolori addominali,
  • sensazioni di vertigine,
  • instabilità o di "testa leggera" o di svenimento,
  • brividi o vampate di calore,
  • sensazioni di torpore o di formicolio,
  • sensazione di irrealtà o sentirsi distaccati da sé stessi,
  • paura di perdere il controllo o di impazzire,
  • paura di morire.

Non sono rari i casi di persone che, allarmate da questi sintomi, si rivolgono al pronto soccorso più vicino per escludere problemi medici.


La diagnosi di un attacco di panico spesso viene accolta con "sollievo" dalle persone vicine a chi ha manifestato quei sintomi, ma il disturbo da attacchi di panico, per chi lo vive in prima persona può essere invalidante e cronicizzarsi.


Se da una parte, l'esclusione di una condizione medica può essere una importante rassicurazione, d'altra parte non risolve il problema. Gli attacchi di panico possono ripresentarsi in modo inaspettato e improvviso.


Quando non esiste un chiaro elemento scatenante l'attacco tende a verificarsi in situazioni inaspettate, come quando ci si sta rilassando oppure svegliando dal sonno (attacchi di panico notturni); se, invece, è possibile identificare un chiaro elemento scatenante (attacco di panico atteso), con maggiore probabilità saranno messi in atto una serie di comportamenti di evitamento della situazione temuta.


In casi come questi, l'evitamento della situazione temuta ha un effetto "desiderato": ridurre la frequenza con cui si manifesta un attacco di panico. Ma non è risolutivo, anzi, nel tempo il rischio è quello di limitare in modo sempre più restrittivo le esperienze, rinunciando a vivere una vita piena e gratificante.


Spesso, le persone con disturbi d'attacchi di panico (e con disturbi d'ansia in generale) non sentono di essere sufficientemente comprese dagli altri. I loro sintomi sono vissuti talvolta con imbarazzo, vergogna, paura e la loro condizione minimizzata. Non di rado ci si sente colpevoli per non essere stati abbastanza o per non aver fatto abbastanza: il disagio psicologico è "derubricato" a un elemento che dipende dalla volontà individuale. Pensieri e convinzioni che, a loro volta, innescano vissuti depressivi con significative ripercussioni sull'autostima.


Come tutti i disturbi d'ansia in fase acuta, anche il disturbo da attacchi di panico, deve essere trattato in modo integrato. Da una parte può essere importante valutare la somministrazione di una terapia farmacologica per il trattamento dei sintomi in fase acuta, d'altra parte è ancora più importante strutturare uno spazio di ascolto all'interno di un percorso psicoterapeutico dove possono essere accolti e compresi i vissuti emotivi.


I disturbi d'ansia sono il campanello di allarme di un disagio più ampio che riguarda il funzionamento psicologico nella sua complessità. L’allarme si attiva proprio perché si percepisce, a livello inconscio o subconscio che il proprio equilibrio psicologico sta iniziando a incrinarsi.


Tanto più profondo è il livello di rottura possibile percepito, tanto più insistenti e acuti saranno i sintomi d’ansia. Se, ad esempio, questo riguarda il senso della nostra identità, si comprende come il pericolo di un crollo possa “giustamente” attivare reazioni d’ansia così intense.


Il peso delle responsabilità, delle pressioni, delle aspettative esterne, del giudizio o la paura di un fallimento personale possono essere così importanti da far scricchiolare l’edificio della nostra identità. II significato psicologico di un attacco di panico non deve essere soppresso senza averne compreso prima il suo pieno significato.


La psicoterapia rappresenta il luogo all'interno del quale dare senso e significato a quel disagio, affinché questo possa essere trattato non come un corpo da espellere, ma come una parte di sé da accogliere e comprendere.



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