Le festività natalizie sono genericamente associate a sentimenti di gioia e felicità, a stati d’animo festosi per la trepidante attesa dello scambio dei doni o per il cenone di fine anno. Un periodo carico di aspettative positive ma, altresì, anche di elementi che potenzialmente possono innescare una dissonanza con aspetti da cui solitamente prendiamo le distanze. Le occasioni conviviali con i parenti talvolta riattivano conflitti non risolti, l’ansia di trovare il regalo “perfetto”, la nostalgia per qualcuno che ci ha lasciato troppo presto, sono solo alcuni degli esempi che si discostano dal “pacchetto di felicità” che ci viene proposto esternamente. Il periodo natalizio può essere caratterizzato, a livello soggettivo, da uno stato d’animo malinconico, nostalgico che si contrappone a quello “socialmente atteso”. Sto parlando del Christmas Blues, un vero e proprio disturbo affettivo stagionale che può caratterizzare l’esperienza soggettiva. Sebbene sia un disturbo affettivo relativamente diffuso, non sempre se ne parla apertamente, proprio perché si teme di “rovinare” l’atmosfera natalizia e le persone che ne avvertono i sintomi possono sentirsi in colpa per non provare quello che ci si gli altri si aspettano da loro. La dissonanza emotiva tra ciò sento internamente e ciò che “dovrei” sentire perché “é Natale”, alimenta la sensazione di “sentirsi sbagliati”. A livello soggettivo emergono sentimenti di malinconia, tristezza profonda e persistente o ansia. A questo si tende a reagire attraverso una aumentata irritabilità. Spesso si associano pensieri negativi e intrusivi che accentuano ulteriormente i sintomi depressivi sopra descritti e, talvolta, l’isolamento sociale porta alla rinuncia dei momenti conviviali o ad una forma di apatia e abulia che alimenta ulteriormente sensazioni di vuoto e disperazione. Le cause del Christmas Blues possono essere molteplici, in tutto o in parte sconosciute, o ad un livello di consapevolezza superficiale. I bilanci emotivi, personali e progettuali non sempre risultano soddisfatti e possono trasformarsi in frustrazione per non aver raggiunto i propri obiettivi. Pressioni sociali, problemi economici o traumi passati possono amplificare stati d’animo negativi. Sebbene tali sentimenti, generalmente, siano transitori e tendano a scomparire con la fine del periodo delle festività, non vanno sottovalutati, ma devono trovare uno spazio e un contesto all’interno del quale poter essere espressi e accolti. La cronicizzazione di sentimenti malinconici o nostalgici è spesso associata, infatti, al ritiro sociale e all’isolamento. Soltanto un ascolto attento e una piena comprensione delle cause che li generano, può restituire pieno valore ai sentimenti provati, liberandoci da ciò che “gli altri” ritengono “giusto” per noi. Ricercare una congruenza con l’esperienza emotiva più profonda è fondamentale per ripristinare un senso di maggiore autenticità e contatto con sé stessi: è importante accogliere e accettare ciò che si prova nel qui-e-ora, concedendosi la possibilità di accogliere anche quei sentimenti “negativi” che caratterizzano la nostra esperienza attuale. Può essere utile valorizzare le piccole cose, abbandonare le aspettative irreali e accogliere un’immagine di sé più realistica e coerente con la propria dimensione interiore, senza giudicarsi o lasciarsi giudicare dagli altri. Diventa essenziale imparare ad accogliere i propri sentimenti, sia positivi che negativi, accettando di vivere le festività natalizie come si può e non come si “deve”. Ammettere di non stare bene è il primo passo verso il recupero; condividere i propri sentimenti con le persone più vicine a noi o con un professionista può essere di fondamentale importanza per ritrovare equilibrio e serenità interiore.